Internet, il risiko dei cavi sottomarini in Asia
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Taipei – Chunghwa Telecom comunica che uno dei suoi cavi internet sottomarini che collegano le isole Matsu a Taiwan è stato danneggiato in maniera accidentale da una nave cargo. È il 2 febbraio scorso. Passano altri sei giorni. L’8 febbraio, la stessa compagnia di telecomunicazioni taiwanese è costretta a comunicare la recisione di un altro dei suoi cavi sottomarini. Sempre nei pressi delle isole Matsu, un piccolo arcipelago che si trova a una manciata di chilometri dalle coste del Fujian cinese, ma è amministrato da Taipei.

Il caso passa per lo più inosservato a livello globale. Si prova a limitare l’impatto sulla connessione internet sui poco meno di 13mila abitanti dell’arcipelago grazie alle strutture di trasmissione a microonde di riserva, ma le conseguenze sono rilevanti, anche a causa di una congestione della rete durante i lavori di riparazione che terminano a fine marzo. Vale a dire dopo oltre 50 giorni. Secondo le testimonianze dei residenti, l’invio di un messaggio di testo poteva richiedere 15-20 minuti, mentre era quasi impossibile accedere ai siti web, dalle piattaforme di e-commerce ai siti di prenotazione alberghiera. Con una ovvia ricaduta su molti settori economici, dal turismo alla logistica quotidiana delle imprese locali.

Cavi sottomarini e azioni militari

Alle Matsu e a Taiwan c’è chi ha suggerito l’ipotesi che non si sia trattato di un incidente, ma che le navi della Cina continentale abbiano deliberatamente reciso i cavi sottomarini. Accuse che non sono state commentate da Chungwa Telecom, né suffragate da prove concrete. Ma il tema esiste eccome. La recisione dei cavi sottomarini in un ipotetico scenario di azione militare o blocco navale è considerata una possibilità da tenere in seria considerazione.

Il quadro è stato spiegato bene da Wen Lii, responsabile del Partito progressista democratico alle Matsu, su The Diplomat: “Dato il ruolo di Taiwan come potenza tecnologica, soprattutto nella produzione di microchip, se dovesse essere tagliata fuori da Internet, il mondo intero soffrirebbe di interruzioni su larga scala nelle catene di approvvigionamento globali. […] In uno scenario di guerra, questo avrebbe anche un impatto sulla capacità di Taiwan di comunicare le proprie esigenze al mondo esterno, nonché sulla capacità dei residenti di ricevere informazioni di base”.

L’ammiraglio Chen Yeong-kang, ex comandante della marina di Taipei ed ex viceministro della Difesa, ha dichiarato in una recente intervista a La Stampa, in riferimento alle future strategie di Pechino per ottenere la “riunificazione” o comunque l’apertura di un confronto politico: Immaginiamoci un blocco con 24 milioni di persone senza connessione e rifornimenti per giorni o settimane. Pensare che a quel punto venga chiesto al governo di aprire un negoziato non è impossibile”.

I casi di Salomone e Micronesia

La vicenda delle Matsu sta portando Taipei a interrogarsi su come fare per provare a proteggere la propria connessione internet. Alle Matsu, la lunga attesa per la riparazione dei cavi si è verificata in parte anche perché Taiwan non dispone di proprie navi dedicate allo scopo. Il governo di Taipei si sta muovendo per dotare Chungwa Telecom di una nave per la riparazione e nelle scorse settimane ha presentato una bozza di emendamento alla legge sulla gestione delle telecomunicazioni che prevede l’ampliamento la protezione dei cavi marini imponendo una pena detentiva fino a dieci anni e pesanti multe pecuniarie fino a 100 milioni di dollari taiwanesi per il danneggiamento dei cavi marini. Nel frattempo, il ministero degli Affari digitali guidato da Audrey Tang sta pensando allo sviluppo di tecnologie satellitari di backup.



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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2023-05-28 05:00:00 ,

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